The Book is on the Table: E l’uomo inventò i sapori

Un tipo di persone che non ho mai sopportato sono coloro che dicono frasi tipo ” per me mangiare non è importate, una cosa vale un’altra” oppure “non capisco perchè dovrei perdere tempo a cucinare, mangiare serve solo per sopravvivere” oppure i più esagerati ” magari ci si potesse nutrire via flebo, si risparmierebbe un sacco di tempo”. Sono certo che tutti, ahimè, conosciamo qualcuno che la pensa così e in questo caso abbiamo 2 opzioni: prenderle a schiaffi e rompergli un piatto in testa sperando di farle rinsavire oppure regalare loro il libro di Rosalia Cavalieri “E l’uomo inventò i sapori”.
Generalmente le persone che fanno questo tipo di discorsi sono persone che, presissime dal loro lavoro, credono che cucinare e mangiare siano attività da derubricare a perdite di tempo, ebbene forse questi signori che l’uomo è l’unica tra le specie animali che cucina il cibo. Tutti gli altri animali mangiano effettivamente solo per sopravvivere, l’uomo nel suo processo evolutivo invece ha reso l’atto del mangiare un piacere, ne ha fatto una scienza che ha tramandato nel corso dei millenni. Mangiare, mangiare insieme è diventato un momento di socialità, uno strumento che solo l’uomo ha per stare insieme ai suoi simili, intorno al mondo del cibo e della cucina si è sviluppata una delle scienze e delle tecniche più raffinate ed evolute della nostra specie.
Sono passati 10 milioni di anni da quando l’homo abilis cominciò a cacciare per nutrirsi, pensate quanta strada abbiamo fatto da allora e ricordate, come dice Savarin “Gli animali si sfamano, l’uomo mangia, solo l’uomo d’ingegno sa mangiare.”
Rosalia Cavalieri è docente di semiotica e teoria delle lingue e dei segni all’Università di Messina. Il libro E l’uomo inventò i sapori è edito da Edizioni Il Mulino ed disponibile sia in formato cartaceo che in formato digitale.
Leggetelo e regalatene una copia a uno dei vostri amici di cui dicevamo sopra per ricordargli che il loro disinteresse verso il cibo e la cucina, non li rende superiori, li rende solo simili alle scimmie da cui ci siamo, per fortuna, evoluti.
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