Siamo tutti d’accordo che negli ultimi anni in tv, sui giornali, nel web è a dir poco esploso il fenomeno cucina. Sempre più chef sono diventati dei veri e propri divi con presenze televisive molto (probabilmente anche troppo) frequenti. E’ vero che questo ha portato molte persone ad interessarsi di cucina e alimentazione, tutti ormai conoscono Cracco, Barbieri, Oldani e molti altri chef stellati, ma se ci pensate un attimo gli chef che hanno una o più stelle, sono veramente minoritari in proporzione a tutti quelli che fanno il cuoco di professione. Ci sono migliaia di cuochi in giro per l’Italia, sicuramente meno premiati di quelli più famosi, ma che ci sono molto molto più vicini, per quanto sia bello mangiare in un ristorante stellato, non capita poi così spesso di poterlo fare. Eppure spessissimo mangiamo qualcosa che qualcun altro ci ha preparato, dal pranzo con i colleghi in pausa, quando viaggiamo in aereo o in treno, quando andiamo a cena in una trattoria e in molte altre occasioni. Tutte queste persone sono cuochi come gli altri che hanno scelto di non interessarsi di valutazioni o classifiche o hanno scelto di lavorare lontano dai riflettori. Questo è il punto di vista che Franco Luise ci racconta nel suo libro, cuoco rigorosamente senza stelle. La sua è una carriera di tutto rispetto, a 52 anni ha lavorato a St Moriz, al Cipriani e al Molino Stucky a Venezia, all’Hotel Caruso di Ravello e dal 2013 al Walford Astoria di Gerusalemme. Non si può dire che scriva questo libro per invidia o per riscatto, ma lo scrive per darci un punto di vista interessantissimo che molto spesso viene sottovalutato o proprio ignorato. Cuoco senza stelle vuole piuttosto essere un invito a tutti i suoi colleghi meno famosi, ma anche ai più giovani, a svolgere il proprio lavoro con passione e orgoglio.
Cuoco Senza Stelle è edito da Bibliotheca Culinaria, lo potete trovare in vendita in libreria o nello shop online a 18 euro (scontato a 15.30).
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