Oggi è il giorno che le Nazioni Unite dedicano alla biodiversità, in ricordo del 22 maggio 1992 giorno in cui fu adottata a Nairobi la Convetion on Biological Diversity, un trattato volto a tutelare la biodiversità, la sostenibilità e la corretta ripartizione delle risorse del pianeta.
Ogni hanno la giornata ha un tema specifico e quella di quest’anno è dedicata alla biodiversità delle isole e dei sistemi marini adiacenti. Questo è un argomento che ci riguarda molto da vicino, infatti recenti studi hanno dimostrato come le isole caraibiche, quelle del sud est asiatico e quelle mediterranee, siano gli ambienti più ricchi di biodiversità. Ma ci riguarda soprattutto perchè delle delle estinzioni animali registrate negli ultimi 400 anni, circa la metà ha riguardato specie insulari. La perdità di biodiversità oltre ad essere un grave impoverimento del pianeta è anche un costo perchè secondo degli studi dell’OSCE la perdita di biodivesità ci costerà da adesso al 2050 dai 3 ai 5 trilioni di dollari all’anno.
La perdita della biodiversità non è un problema che riguarda soltanto i paesi in via di sviluppo, dove magari si è meno sensibili a questi argomenti, pensate che l’Unione Europea ha stabilito che la zona a più alto rischio è proprio quella mediterranea. Consideriamo l’Italia che è il paese con la maggiore biodiversità in Europa, forte di 67.000 specie di piante ed animali, ma proprio nel nostro paese e nelle nostre isole la situazione non è buona: delle 672 (576 terrestri e 96 marine) specie di vertebrati registrate in Italia, 6 risultano estinte negli ultimi anni e 161 sono gravemente minacciate. Le principali minacce derivano dall’inquinamento e dalla perdita di habitat. Per quanto riguarda i mari le criticità derivano dall’inquinamento, dalla pesca intensiva e dall’utilizzo di reti a strascico, dalla pressione antropica, dal traffico marino e dai cambiamenti climatici. Il problema del mare non viene percepito per la sua reale gravità, ma stiamo creando un deserto sotto l’acqua con la scomparsa di intere specie e con la distruzione dei fondali.
Ci sono gesti che possiamo fare noi tutti i giorni e che possono far invertire la rotta, ecco alcune semplici regole:
– Consumiamo pesci a ciclo vitale breve.
– Non mangiamo squalo ( anche se lo chiamano palombo, smeriglio o vitello di mare).
– Non mangiamo pesci da allevamenti intensivi che danneggiano gli ecosistemi circostanti.
– Scegliamo pesci di stagione e provenienti dai nostri mari.
– Comprare solo pesci adulti e mai quelli sotto la taglia minima.
– Impariamo a mangiare i pesci poveri.
Qui trovate il documento sulla biodiversità prodotto dalla Convention on Biological Diversity.
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