Il concetto di “bere responsabilmente” ormai viene declinato solo in relazione alla quantità delle cose che beviamo, io credo invece che bere responsabilmente significhi anche conoscere la storia di quello che abbiamo nel bicchiere.
Tutti abbiamo bevuto e continuiamo a bere lo Spritz, che ultimamente è divenuto uno degli aperitivi più diffusi, ma sono certo che pochissimi ne conoscano la storia, l’orgine o l’evoluzione.
Lo Spritz è nato in Triveneto e fin qui ci siamo tutti. E’ nato durante la dominazione austriaca, quando i soldati asburgici erano soliti diluire i nostri vini bianchi con dell’acqua, per “alleggerirli”, infatti il nome deriva proprio dal verbo tedesco spritzen che significa spruzzare. Per molti anni lo spritz è stato semplicemente questo: del vino allungato con dell’acqua (liscia o gassata) o della soda. Nel corso degli anni, presumibilmente dopo la prima guerra mondiale, con la diffusione della moda americana della miscelazione nei cocktail si è cominciata a diffondere la pratica di aggiungere un qualche altro ingrediente allo spritz. E’ stato quindi fondamentale il fatto che proprio in quegli anni nascessero in Veneto quelli che sono tutt’ora i bitter classici con cui vengono preparate le diverse versioni dello spritz. I fratelli Silvio e Luigi Barbieri di Padova fondano la loro società nel 1915 e presentano per la prima volta l’Aperol alla Fiera di Padova del 1919. I fratelli Mario e Vittorio Pilla fondano a Venezia la loro ditta nel 1919 e decidono di lanciare un nuovo amaro: il Select. Infine il Cynar, il famoso amaro fatto con le foglie di carciofo nasce a Mestre nel 1952 da un’idea di Angelo Dalle Molle. Queste erano le tre varianti (con l’aggiunta del Campari) di spritz possibili e le dosi erano le stesse: si usava un terzo di vino bianco fermo, un terzo di bitter e un terzo di acqua gassata o seltz e lo si serviva rigorosamente in un bicchiere tumbler. Fino agli anni 90 lo spritz rimane un cocktail diffusissimo nel Triveneto, ma comunque a dimensione regionale. Le cose cambiano quando la Campari acquisisce l’Aperol nel 2003 e decide di rilanciarne il consumo: con una campagna pubblicitaria pressante riesce a far diffondere lo spritz nel resto d’Italia, ma ne cambia completamente la natura: si usa il Prosecco, si serve in un calice ampio accompagnato da una fetta di arancia e si cambiano le dosi. L’IBA sancisce il cambiamento e inserisce lo spritz tra i propri cocktail con la nuova ricetta: 6 cl di Prosecco, 4 cl di Aperol e uno spruzzo di soda.
Eccoci arrivati ai giorni nostri con lo Spritz diventato uno dei cocktail più diffusi in Italia e, grazie alla forza del marchio Campari, più conosciuti nel mondo. Questa in poche righe è la storia di come un vino annacquato, che veniva servito nelle taverne è diventato nel giro di 100/150 anni uno dei simboli dell’Italia nel mondo servito nei cocktail bar più esclusivi.
Adesso che conoscete la storia dello spritz potete berlo davvero responsabilmente, chiedendo al vostro barman di fiducia di farvi provare le varianti Cynar o Select e scoprire, assaggiando, le differenze che ci sono tra l’una e l’altra versione.
Domani, ora che sappiamo tutto dello spritz, vi darò la ricetta per una mia versione.
Potete trovare queste ed altre informazioni sullo Spritz (e molte altre interessanti storie di altri cibi) nel libro di
Alessandro Marzo Magno, Il Genio del Gusto edito da
Garzanti.
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